Non facciamo cataloghi di oggetti. Punto e basta. Se cercate quelli che fotografano ogni singolo bottone come fosse un gioiello della corona inglese, siete nel posto sbagliato.
Ma aspettate prima di scappare, perché c’è dell’altro.
La scena del crimine: noi, il cane e il cuscino maledetto
Immaginate la scena: siamo soli in una stanza, con un cane che fa la guardia al cuscino delle fedi come fosse il tesoro di Tutankhamon. Il quattro zampe ci guarda con aria di sfida, noi guardiamo il cuscino, il cuscino… beh, quel pezzo di stoffa lì che si sta riempiendo di bava.
E infatti per noi è solo un pezzo di stoffa.
Ma se quel cuscino è stato ricamato dalla nonna della sposa con le sue mani artritiche mentre bestemmiava contro l’ago che non entrava nel buco, allora diventa oro fotografico.
La differenza? Voi ce lo dovete dire. Perché il peloso, per quanto intelligente, non ha ancora imparato a parlare (e meno male, sennò ci racconterebbe anche dove avete nascosto i biscotti).
Il problema della telepatia (che non abbiamo, giuro)
Arriviamo al matrimonio e vediamo oggetti. Tanti oggetti. Tutti uguali ai nostri occhi finché non sappiamo la loro storia. Non siamo telepati.
Quella che per voi è la spilla più importante del mondo, per noi è solo una spilla finché non ci raccontate che apparteneva al bisnonno che ha fatto la guerra e l’ha tenuta cucita nella giacca per tre anni. Il quattro zampe potrebbe anche essere l’erede di quello del bisnonno, ma l’unica cosa che sa dirci è «bau» (e a volte neanche quello).
La scheda dei dettagli speciali (aka il buco nero dell’informazione)
Nella nostra scheda pre-matrimonio c’è una sezione dedicata proprio a questo. Ma spesso viene compilata con la precisione di un oroscopo:
Domanda: «Ci sono oggetti particolari da fotografare?» Risposta tipica: «No, niente di speciale»
Poi scopriamo che:
- L’abito è stato modificato dalla sarta che ha vestito tre generazioni della famiglia (e che probabilmente ha anche dei poteri magici)
- I bottoni sono stati recuperati dall’abito della bisnonna (dopo aver scavato in soffitta per sei ore)
- Il bouquet contiene i fiori del giardino dove si sono conosciuti (e dove lui le ha anche chiesto di sposarlo, ma questo è un altro film)
- Le fedi sono state forgiate dal ferro di un meteorite (ok, questa è esagerata, ma ci siamo capiti)
- Il peloso è il nipote del cane che era presente al matrimonio dei genitori (e che probabilmente ha anche mangiato un pezzo di torta nuziale)
Ma no, «niente di speciale».
La filosofia degli abbracci vs il museo degli oggetti
Noi diamo importanza alle emozioni e agli abbracci. Di tutti, non solo degli sposi. Il pianto di gioia della mamma, la risata fragorosa dello zio ubriaco, l’abbraccio infinito tra i nonni che si vedono una volta all’anno. E sì, anche il momento in cui il nostro amico peloso decide di fare una pennichella proprio sopra il velo (perché ha un tempismo perfetto).
Ma se un oggetto ha una storia, se porta con sé emozioni vere e non solo il prezzo del negozio, allora diventa parte di quella narrazione che tanto ci piace raccontare.
Il momento magico del guardiano a quattro zampe
Quando ci troviamo soli con il cane che monta la guardia agli oggetti del matrimonio, quello è il momento perfetto per creare magia. Ma solo se sappiamo cosa diavolo stiamo fotografando.
- Fido che protegge il cuscino ricamato dalla nonna? Foto epica.
- Che dorme sulle partecipazioni disegnate dagli sposi durante il lockdown? Momento da copertina.
- Che annusa le scarpe comprate a Parigi apposta per il matrimonio? Pura poesia.
- Che fa pipì sulle scarpe comprate a Parigi? Beh, anche quella è vita vera.
Il nostro amico peloso che guarda un cuscino qualunque comprato su Amazon? Carino, ma non è la stessa cosa. È come fotografare un parcheggio invece del Colosseo.
Come aiutarci ad aiutarvi (e a non far impazzire il cane)
Semplice come bere un bicchier d’acqua: Raccontateci le storie. Nella scheda, al telefono, di persona, per WhatsApp, per piccione viaggiatore. Non abbiate paura di sembrare sentimentali o di annoiarci.
Scrivete roba tipo:
- «Il cuscino delle fedi è stato ricamato da mia nonna mentre guardava le serie su Rocco Siffredi»
- «Le partecipazioni le abbiamo disegnate noi durante il lockdown, tra una parolaccia e l’altra»
- «La collana era di mia madre, morta l’anno scorso, e la indosso sempre quando ho bisogno di coraggio»
- «I bottoni dell’abito vengono dall’abito da sposa della bisnonna del 1943»
- «Il cane si chiama Tennessee ed è stato il primo a sapere del fidanzamento (e anche l’unico a non piangere)»
Il risultato finale (che vi piacerà)
Quando sappiamo la storia, quegli oggetti prendono vita nelle nostre foto. Diventano protagonisti, non comparse. Diventano ricordi che vi faranno piangere tra vent’anni, non solo accessori carini.
Perché alla fine, noi fotografiamo storie vere. E ogni storia vera merita di essere raccontata senza fronzoli, ma con tutto il cuore.
P.S. - Se il vostro cuscino delle fedi è davvero solo un cuscino comprato su Amazon la sera prima perché vi siete dimenticati, va bene lo stesso. Non siamo qui per giudicare. Ma se ha una storia, condividetela con noi. Promesso che la tratteremo con tutto il rispetto che merita. E Tennessee sarà il testimone perfetto. 🍋
(Acid) Blog

Quando tutto va storto: la preparazione della sposa che non c’è più.
